Oggi ci occuperemo di fare un’accurata analisi del Search Intent, ovvero uno degli aspetti più spinosi di tutto il processo di definizione dei punti di accesso organici di un qualsiasi sito web.
Sfortunatamente è anche uno dei più importanti step da scalare al fine di poter arrivare a definire una vera strategia di posizionamento ragionata e che sia quanto più possibile efficace. In questo articolo analizzeremo allora quali sono i principali snodi che si devono percorrere per arrivare a rispondere alla domanda che tutti i SEO si pongono: dove si mettono le keyword?
Prima di iniziare è necessario dire che cos’è precisamente il Search Intent. Sotto tale termine (che significa anche “intenzione di ricerca” o “intento di ricerca”), rientrano generalmente molteplici definizioni differenti: alcuni di esse parlano di “necessità”, altri di “obiettivi”, mentre in altri casi di “desideri” o addirittura di “bisogni”. Il tutto è pur sempre riferito all’utente.
Cos’è il Search Intent?
Il Search Intent è l’obiettivo dell’utente nel momento in cui apre un browser, va su un qualsiasi motore di ricerca e digita una query nel box di ricerca. Tuttavia, è difficile dare una definizione definitiva a questo termine in quanto, tutto sommato, non c’è realmente modo di comprenderlo con certezza.
Per intenderci, se l’utente cambia la sua query subito dopo averla digitata (perché non è soddisfatto dei risultati ottenuti), il Search Intent è cambiato o è cambiato solo il modo in cui l’utente vuole soddisfare la sua necessità?
Il tutto senza contare almeno due fattori fondamentali:
- il primo riguarda il numero di persone che utilizzano le stesse query con intenzioni differenti e come un motore di ricerca capisce le intenzioni racchiuse in quella frase. Uno dei primi metodi utilizzati dai SEO al fine di comprendere l’intenzione di ricerca degli utenti è quello di analizzare keyword e query in fase di keyword research;
- una volta eseguita poi questa keyword research, come prima operazione si provano a suddividere i search intent tra i 3 macro tipi di query quasi riconosciuti: transazionale, informativo e navigazionale.
Analizziamoli nello specifico.
Query Transazionali
Con questo termine si fa riferimento a quelle parole chiave che sembrano manifestare un’intenzione di ricerca fortemente legata all’acquisto di prodotti e servizi da parte di un utente. Si parla di query e di tutta la categoria di parole che suggeriscono la ricerca di qualcosa che non vada “compreso”, ma “acquistato”.
Query Informative
In linea di massima, in questo caso, le query informative sono quelle che indicano un’intenzione rivolta al reperimento di un’informazione e non tanto ad una azione. In questa macro categoria rientrano le parole chiave legate al mondo dei tutorial e delle guide ma anche tutta quella tipologia di ricerche legate ai confronti, alle recensioni e alle classifiche. Più precisamente, però, in questi ultimi casi si parla query di indagine commerciale in cui l’obiettivo primario sembra essere quello di informarsi.
Query Navigazionali
Per comprendere perfettamente le query navigazionali, si può pensare che esse siano per lo più rivolte ad un Brand rispetto ad un’informazione o un prodotto. Rientrano qui tutte quelle ricerche che associano a un prodotto anche il nome del sito o del Brand che l’utente vuole raggiungere.
Come scegliere il Search Intent corretto?
Una volta che abbiamo ben chiara l’idea di quali query abbiano un’intenzione informativa, vediamo quali siano più golosamente transazionali e quali riguardino invece un Brand.
E’ bene dire però che esistono un gran numero di sotto-varietà di query che, spesso e volentieri, vengono chiamate in causa a seconda delle varie necessità. Basti infatti pensare alle quelle Local che forniscono SERP verticali su una specifica zona, sia nella SERP organica che nel Local Pack.
Il secondo step per poter “analizzare il Search Intent” è quello di comprendere se due o più query generino SERP simili o differenti. Questo ci permette con facilità di capire se un set di query deve essere utilizzato per ottimizzare un singolo contenuto oppure se diverse query debbano avere sede in contenuti diversi.
Esistono tuttavia, tutta una serie infinita di Tool che permettono di fare tale operazione ma, per avere un colpo d’occhio immediato, decisivo ed esaustivo, si può andare direttamente in SERP per confrontare i vari risultati ottenuti inserendo, volta per volta, le query oggetto dell’analisi.
E’ chiaro che in questo caso bisogna prestare particolare attenzione per poter considerare due risultati uguali (e quindi che abbiano un’intenzionalità assimilabile e non differente), ma non è sufficiente trovare lo stesso identico dominio, quanto più la stessa pagina dello stesso dominio.
Per ultimo, come abbiamo già accennato parlando di keyword research, si è presa l’abitudine di suddividere in maniera virtuale i termini di ricerca di nostro interesse in tre modi:
- keyword
- query
- long tail
Quando parliamo di keyword, si fa riferimento a delle parole generiche che, se private di elementi di caching o di cronologia, risultano spoglie di contesto. Una keyword generalmente non ha un Search Intent definito in quanto, mancando di contesto e di carica di volume di ricerca, è spesso causa di una frammentazione che genera una riduzione drastica di tutti gli spazi di posizionamento disponibili. Quando invece parliamo di query e di long tail, abbiamo una maggiore specificità che può tornarci utile in fase di analisi e, ancora di più, quando stabiliamo su quale SERP vogliamo posizionarci.