Come abbiamo già avuto modo di vedere negli articoli precedenti all’interno del nostro blog, il motore di ricerca è un sistema che analizza in maniera totalmente automatica tutto un insieme di dati presenti all’interno di un database.
Il suo obiettivo è quello di restituire, sulla base di criteri e direttive specificati da un algoritmo, un indice di risultati che risultano pertinenti e rilevanti per la richiesta effettuata dal database.
Tra i motori di ricerca più studiati e analizzati dai maggiori esperti di search marketing c’è sicuramente quello di Google, e ora andremo ad approfondire gli algoritmi che ne caratterizzano il funzionamento.
I principali algoritmi di Google
Analizzare gli algoritmi che fanno funzionare Google, capire il modo in cui ragiona il mdr e i principi su cui si basa, diventa per noi fondamentale al fine di comprendere come scalare quel ranking che tanto ci perseguita e raggiungere finalmente la desiderata “prima posizione”.
I principali algoritmi di Google sono due:
- PageRank
- TrustRank
Analizziamoli nello specifico.
Cos’è il PageRank
Il PageRank, brevettato dalla Stanford University, che contrariamente a quanto i molti pensano, non prende il nome da “pagina” ma da uno dei fondatori di Google, Larry Page, è solo uno degli algoritmi che Google usa per definire i posizionamenti ma che ad oggi non è più misurabile.
Il PageRank è un algoritmo di analisi di Google che assegna un valore numerico da 1 a 10 ad ogni pagina web conosciuta dal motore di ricerca in base ai link.
Un link è un collegamento ipertestuale tra due pagine che serve per approfondire o portare il visitatore su un’altra pagina. In termini SEO, potrebbero essere paragonati a dei voti che una pagina riceve da un’altra. Ogni pagina di un sito accumula “link juice”, ovvero il valore acquisito tramite i link ricevuti e può trasferirlo a sua volta ad altre pagine dello stesso sito o a siti esterni.
Non tutti i link però hanno la stessa importanza e non tutti passano la stessa quantità di link juice. Infatti:
- Il juice distribuito tra le pagine interne di un sito è inferiore rispetto a quello attribuito ai link esterni;
- Un link follow ha più valore rispetto ad un link nofollow;
- Gli spam link sono pericolosi e assolutamente da evitare.
Inoltre, ci sono altri fattori che determinano la quantità di juice che viene trasferita, come la posizione del link rispetto alla pagina, rispetto al contenuto, rispetto ad altri link ecc.
Il PageRank poteva essere calcolato per ogni pagina del sito. Essenzialmente, il PageRank di una pagina aumenta in maniera direttamente proporzionale all’aumentare dei link in entrata “smorzati” dal damping factor (0,85). E all’aumentare del PageRank corrisponde un miglioramento dei posizionamenti su Google.
Come dicevamo, il PR non è più misurabile ormai dal 2016. La spiegazione ufficiale di Google fu per evitare che si pensasse che il PR fosse l’unico fattore di posizionamento. Ma, secondo molti, la spiegazione più probabile fu perché il PR avesse stimolato molte tecniche “black hat” ed un vero e proprio mercato di link.
Cos’è il TrustRank
Il TrustRank invece è un algoritmo utilizzato per identificare i siti web spam. A differenza del “fratello”, è stato pensato per identificare i siti di spam e dare meno peso ai contenuti prodotti da questi siti. La teoria su cui si basa il TrustRank è composta da un elemento umano (oracolo) e uno non umano (seeds).
Mentre il PageRank voleva dare un valore numerico in base ai link, il TrustRank vuole distinguere siti buoni da siti di spam ed essere utilizzato come parametro di valutazione della popolarità di un sito web. Il PR infatti, non garantisce la qualità dei siti indicizzati, mentre il TR effettua una netta separazione tra siti buoni e siti spam.
I fattori che principalmente influenzano il TR sono:
- Backlink da siti autorevoli: ricevere link da siti autorevoli e che trattino argomenti affini ai nostri è sempre la miglior soluzione;
- Anzianità del dominio: siti con una lunga storicità saranno considerati più autorevoli;
- Link esterni a siti autorevoli: bisogna scegliere con cura le fonti da linkare;
- Social data: la presenza sui social è un buon modo per affermare la propria autorevolezza;
- Contenuti di qualità: realizzare contenuti di qualità è fondamentale per guadagnare fiducia;
- Chi Siamo e Policy: essere trasparenti.
Lo scopo principale di Google
Anche se questi algoritmi appartengono al “passato”, Google si baserà sempre su questi principi nonostante i suoi continui aggiornamenti e le sue evoluzioni. Quello che dobbiamo tenere a mente è che comprendere ed assecondare l’algoritmo è possibile con lo studio e con la pratica. Quest’ultima sarà sempre la strategia vincente nel lungo periodo per far sì che Google ci ripaghi dei nostri sforzi facendoci scalare il ranking, piuttosto che raggirarlo e ingannarlo per i nostri scopi.
Lo scopo principale di Google è sempre lo stesso e rimarrà lo stesso col passare degli anni:
Dare ai suoi utenti il miglior risultato possibile!