Quali sono stati i principali update di Google? La storia

SEO e algoritmi sono strettamente correlati. Ogni volta che Google lancia un nuovo update i SEO devono correre ai ripari per capire:

  • cosa è cambiato
  • come non perdere posizioni
  • come guadagnare posizioni 

Nel corso degli anni, i fattori di posizionamento hanno seguito i vari update degli algoritmi. Ad ogni aggiornamento i SEO hanno cercato di capire quale fosse il tema del nuovo update e i nuovi fattori che si aggiungevano.

Secondo Moz, Google rilascia in media 500-600 update l’anno. Oltre agli update ci sono i rollback, ovvero i casi in cui Google ha rilasciato un aggiornamento che ha preoccupato le varie community ed è tornato indietro sui suoi passi se il fine dell’update non è stato raggiunto o rispettato.

Uno dei primissimi aggiornamenti dichiarati da Google fu Boston, il quale doveva essere il primo di una serie di aggiornamenti periodici per migliorare i contenuti sul web. Nasce infatti la definizione di “Google Dance”: un periodo in cui Google fa dei test con vari aggiornamenti e le posizioni generalmente stabili cominciarono a variare di continuo.

L’ultimo della serie fu Florida che andò a colpire tutti i siti che facevano uso di keyword stuffing: la tecnica che mirava a riempire i testi dei propri articoli della parola chiave principale. Questo tipo di testo non considerava minimamente la user experience, molto a cuore a Google, e non era interessante, quindi Florida puniva chi cercava di posizionarsi con questa tecnica scorretta. 

Si susseguirono poi una serie di aggiornamenti, da Austin a Google Local Maps a Google Suggest ecc. fino ad arrivare a quella serie di algortmi indicati da nomi di animali che hanno creato molto scalpore e che ora andremo ad approfondire.

Google Panda (2011)

Panda fu il primo di una serie di algoritmi poco simpatici che hanno portato al crollo del traffico organico di molti siti.

Il suo scopo era quello di colpire siti di bassa qualità e pieni di pubblicità, rispetto alla quantità di contenuti e di valorizzare i siti con contenuti di qualità.  Panda verrà a sua volta aggiornato spesso e nello stesso anno fu rilasciato Freshness, update che premiava contenuti freschi e aggiornati dagli utenti nel corso del tempo.

Molti editori denunciarono Panda per le sue indicazioni poco chiare, tant’è che Google decise di rilasciare una guida di autovalutazione così da permettere ai SEO di capire se i propri contenuti siano in linea con quanto richiede Google.

Nel giro di pochissimi giorni Panda ha portato effetti catastrofici: molti siti subirono un totale crollo perdendo più del 50% della propria visibilità e continuarono a scendere. Panda ha preso migliaia di siti e li ha praticamente cancellati. 

Google Penguin (2012)

Con Penguin Google ha attaccato ancora una volta le attività di black hat volte a manipolare il ranking tramite l’utilizzo scorretto di backlink. I motivi di penalizzazione di Penguin sono:

  • Link da siti di scarsa qualità: Penguin vuole eliminare inutili backlink e promuovere la qualità dei siti linkati rispetto alla quantità;
  • Sovraottimizzazione dei link: avere un profilo backlink “innaturale”, composto prevalentemente da anchor text a “chiave secca” è una pratica individuata e pesantemente penalizzata;
  • Link da siti non pertinenti: ricevere link da siti che trattano tematiche molto differenti diventa decisamente rischioso.

Google Hummingbird (2013)

Hummingbird amplia incredibilmente le possibilità di Google sempre più orientate alla semantica. All’aumentare dell’utilizzo dei motori di ricerca e dei dispositivi mobile (con le ricerche vocali) da parte degli utenti, sono aumentate le query effettuate attraverso un linguaggio naturale.

Con l’incremento delle query poste con un linguaggio più naturale, Google cerca di rispondere in maniera coerente a queste domande. Pertanto, Hummingbird, a differenza degli altri update, attribuisce maggiore importanza al testo piuttosto che alla singola parola chiave favorendo le “long tail keywords”.

Da un punto di vista SEO è una vera e propria rivoluzione che ha portato ad avere sul motore di ricerca il 16% in più di nuove ricerche ogni giorno e, conseguentemente, Google deve dare una risposta a queste ricerche. 

Pertanto, riuscire ad anticipare un tipo di ricerca e posizionarsi nei primi risultati nelle ricerche “nuove”, può portare a risultati molto più interessanti e importanti piuttosto che lottare su keyword con molta concorrenza. 

Dove vuole arrivare Google?

Google, da parte sua, continuerà a proporre aggiornamenti per migliorare l’esperienza utente, dal momento che, come abbiamo già detto, il suo obiettivo principale è dare agli utenti il miglior risultato possibile.

Ma, nonostante tutti questi algoritmi possano mettere insieme una macchina quasi perfetta, Google ancora oggi è poco sviluppata ed è un’intelligenza un po’ acerba. Per questo negli anni a venire continuerà a lavorare ai propri algoritmi, studiare il comportamento degli utenti e cercare di restituire il miglior risultato possibile.

Sta cercando di sviluppare una sorta di intelligenza artificiale e tra gli algoritmi che più si sono avvicinati a tale scopo abbiamo visto RankBrain, update che vuole cercare di interpretare la domanda dell’utente e mostrare risultati anche se questi non mostrano all’interno del proprio testo la keyword di ricerca.